• L’operaio sta in rapporto al prodotto del suo lavoro come ad un oggetto estraneo[…] quanto più l’operaio lavora tanto più acquista potenza il mondo estraneo, oggettivo, ch’egli si crea di fronte, e tanto più povero diventa egli stesso, il suo mondo interiore, e tanto meno egli possiede. [,,,] L’operaio mette nell’oggetto la sua vita e questa non appartiene più a lui, bensì all’oggetto. (Il Capitale)

Oggi e’ la festa del lavoro. Bisognerebbe amare di piu’ il lavoro. Non tanto l’avere un lavoro (su questo oggi si sono gia’ espressi in abbastanza), quanto farlo, produrre qualcosa, realizzarsi attraverso di esso. Come ho tentato di evocare con questa citazione, di Marx si ricordano molto alcuni concetti, meno altri: tra questi l’alienazione del lavoro, e cosa significhi combatterla.
Per molti combattere l’agonia del lavoro salariato ha significato rifiutarlo, cercare di farne una parte minore della propria esistenza e rendere la propria felicita’ indipendente da essa. Ma non puo’ essere questa la nostra aspirazione.

La vera rivoluzione sociale non e’ lavorare meno e lavorare tutti; nemmeno trovare il modo di andare in pensione il prima possible. La rivoluzione sarebbe che ognuno trovasse il senso del proprio lavoro. Che ognuno avesse la possibilita’ e la consapevolezza tale per realizzarsi attraverso cio’ che fa, e vederne effetti e benefici. Che non sono il denaro per il denaro del broker, ma neppure la tediosa prigione dei giorni tutti uguali.

Purtroppo sono molto pochi i privilegiati che amano il proprio lavoro. La maggior parte e’ costretta a conviverci, a spendere controvoglia il proprio tempo in una attivita’ che dia qualcosa da spendere in cio’ che rimane. Ma il lavoro non puo’ (non dovrebbe) ridursi solo ad un finanziamento di cio’ che e’ altro da esso. Ricominciamo a guardare ad esso con occhi diversi, impediamo di abituarci alla sua routine, di farne un fardello da portare; come una relazione d’amore, ha bisogno di nuovo entusiasmo per resistere al passare del tempo…ed in entrambi i casi ne sara’ valsa la pena.