Archive for settembre, 2006


Ridateci Irene Papas!

Dal momento che in questi giorni mi sono lamentato molto del palinsesto televisivo, voglio fare uno sforzo ed essere propositivo oltre che critico. Difatti, di moralisti che danno addosso alla televisione ce ne sono già abbastanza!

Dunque, la mia proposta è questa: ora come ora, la RAi è un’azienda parastatale. In gran parte pubblica, deve comunque sottomettersi alle leggi del mercato e della competizione. Dal momento che tutti (quasi) paghiamo un canone, e dal momento che lo stato dovrebbe garantire la qualità di un servizio pubblico, perchè non avere una-due reti commerciali ed una-due di maggior qualità, per fornire agli utenti un’offerta variegata e soddisfacente (come in Francia)? Voi mi direte che questo avviene già con RaiTre rete culturale e RaiUno e RaiDue commerciali. Io penso che invece questo non sia così evidente, e non sia gestito con sufficiente convinzione e coraggio. Ecco: "Coraggio" è proprio una parola che manca al vocabolario dei responsabili RAI. Insieme a "Inventiva". Compriamo i format esteri, propiniamo programmi d’intrattenimento uno uguale all’altro, le reti si copiano tra di loro le idee. E’ mai possibile che un gioco con i pacchi sia un tale oggetto del desiderio da essere copiato da Mediaset alla RAI ed essere proposto come cavallo di battaglia? L’invenzione mediatica del secolo!

Io nutro ancora qualche fiducia nelle persone. Non credo che siamo tutti cos’ stupidi come i politici e i dirigenti televisivi credono. Forse un po’ di spazio in più a, non dico Godard, ma almeno un Sergio Leone, Kurbick, Tarantino (insomma, non necessariamente avanguardia ma anche film digeribili) sarebbe buona cosa darlo. Che il successo e il moltiplicarsi di festival di filosofia, letteratura, cinema e arte siano un chiaro segnale che la gente è stanca della spazzatura mediatica? La RAI ha prodotto un bellissimo sceneggiato sull’Odissea negli anni ’60!  E’ possibile che oggi non ci sia nessuno lì in mezzo che abbia sufficiente coraggio e faccia almeno un tentativo? Certo, è più facile fare ascolti vivacchiando sulla moda del momento. Questo da Mediaset posso capirlo. Ma da un bene al servizio dei cittadini proprio no!

I pirati dei caraibi reloaded

Come ogni buon mortale non potevo sottrarmi all’appuntamento con il blockbuster autunnale. Le premesse erano buone, visto il primo episodio positivo e lo sbalorditivo incasso (1 milardo di dollari, secondo di tutti i tempi dietro Titanic) che ha riscosso. Invece non mi è piaciuto per nulla.
La spettacolarità delle sequenze, le ambientazioni, la recitazione sopra le righe… tutto ciò che di buono c’era nel primo capitolo viene portato all’eccesso, fino a diventare una baraonda sconclusionata e priva di logica. La trama è ridicola nel suo essere contorta e al tempo stesso avara di idee. Quando il regista non sa più che pesci pigliare (espressione azzeccata vista la ciurma dell’olandese volante, gioia di capitan Findus) tira fuori il Kraken, mostro mitologico, come deus ex machina, a spaccar tutto e fare un po’ di casino. Capisco che da un film d’intrattenimento non si può pretendere una grande complessità, ma si poteva certo fare di più! Il tono generale è molto più gaio e scherzoso del primo episodio: quasi gli attori si scherniscono da soli per quanto sono stereotipati…cosicchè finisce che anche tu, spettatore, ti senti un po’ preso per il culo, irriso da quei bei faccini dopo che hai speso 7,50 E per venire a vederli.
Orlando Blomm e Keira Knightley sono statue di sale, irritanti nella loro fissità in ogni inquadratura. Depp invece è il solito grande interprete, seppur perda leggermente smalto rispetto al primo episodio e il suo personaggio sia fossilizzato sull’interpretazione precedente. Lo sceneggiatore evidentemente ha voluto dare più spazio ai due bei faccini di cui sopra.
Il peggior difetto del film è invece la durata eccessiva, tra l’altro neanche giustificata: la sequenza della tribù di selvaggi e il combattimento dei tre sull’isola (assurdo: fissi lo schermo incredulo mentre i nostri eroi incrociano i loro stuzzicadenti su un prato, poi sulla spiaggia, poi in una casa, poi in un mulino, poi di nuovo in una casa, poi il mulino, poi la ruota del mulino, poi il bosco, poi il mare…) sono estenuanti per lo spettatore. Qualche taglio sarebbe stato cosa assai gradita.
Infine, la ciliegina sulla torta: un finale da "to be continued" (borioso e fuori luogo) che dovrebbe incuriosirci ed invece fa solo ringraziare per aver posto fine alle nostre sofferenze.
Salvo solo alcuni effetti speciali e Depp, l’unico ad avermi strappato qualche risata.

Insomma…4 e mezzo.

Interessante iniziativa di canale 5, che per la gioia di chi è alla disperata ricerca di un film decente in televisione ha deciso di riproporre la filmografia di Kubrick. Con grande risalto!

Per l’importante palinsesto del sabato notte abbiamo (Sabato 30):

Shining (Canale 5, h. 2.20)

Mentre già stasera (pardon, stanotte) potrete assistere comodamente seduti in poltrona alla riproposizione dei 184 minuti di Barry Lindon, sempre sulla stessa rete.

Barry Lyndon (Canale 5, h. 1.55)

La mia segnalazione giunge tardiva, in quanto pochi giorni fa è andato in onda 2001:Odissea nello spazio: alle 2, per la contentezza di insonni e vampiri.

Il videoregistratore sarà il vostro migliore amico; almeno fino a quando non sarà inventato un reality con protagonisti i metronotte.

Fattore C

Avete notato la metamorfosi del quiz televisivo in cinquant’anni? Una trasmissione simbolo del capitale e del boom economico. Ai tempi della signora Longari il meccanismo era il seguente: lo spettatore da casa prova ammirazione per il concorrente espertissimo in un determinato argomento, che si ritrova a superare il difficile scoglio di domande impossibili per portare a casa il monte-premi. Oggi cosa è cambiato? Affari tuoi, il prototipo del quiz (e della televisione) moderno: vince il concorrente che ha più culo. Tu da casa, potresti benissimo essere al suo posto. Anzi, probabilmente sei pure più intelligente di questo troglodita che parla romanaccio e apre delle scatole. Così come potresti essere meglio di quelli che bisticciano su un’isola deserta su canale 5. Ci siamo ritrovati ad odiare in modo così viscerale i cosiddetti "intellettuali", che li abbiamo sradicati da qualsiasi proscenio mediatico. Ora la "cultura moderna" (ahimè altra trasmissione specchio dei tempi) consiste nell’essere cugino di questo, essere particolarmente casinisti, sboccati, meglio se sfacciati e ingnoranti: tanto per non far sentire sminuito lo spettatore da casa. I "secchioni" in televisione li vediamo solo come esempio dello sfigato contemporaneo; perchè non accostarli a delle gnocche così, senza un senso? Ed ecco "La Pupa e il secchione"! Non guardatemi così. So solo come si chiama, giuro che non l’ho mai visto.

Ecceee Bomboooooo

Avete presente le care vecchie riunioni di auto-coscienza? Tipo Nanni Moretti & Friends in Ecce Bombo. Oggi tutto questo non c’è più! Così come non c’è più voglia di parlarne, dei propri problemi. Abbiamo un atteggiamento passivo. Ci annacquiamo la testa con ogni piccolo gingillo perdendo di vista le cose concrete. Non proviamo a migliorare noi stessi! Dove sono gli asceti, i ragazzi che scappano di casa per viaggiare in India, i corsi di meditazione? Forse erano solo ridicole corbellerie da hyppies, un curioso segno dei tempi. Però c’era un fine, c’era un dibattito in corso, ci si chiedeva perchè questo e perchè quello. Le riunioni di auto-coscienza, appunto: ragazzi, riuniamoci intorno ad un tavolo e parliamo di quello di cui di solito non si parla mai. E’ grazie a loro che abbiamo il divorzio, la coscienza di classe (ah!..) ed altri diritti e libertà che oggi diamo per scontate o di cui ci siamo scordati proprio. Pier Paolo Pasolini una volta disse: "Quando un regime è repressivo, all’uomo è data la possibilità di tentare qualunque azione. Quando un regime concede alcune libertà, all’uomo è data la possibilità di fare solo quelle determinate cose." Oggi ci crogioliamo solo in determinate libertà. Pensiamo di essere liberi, in realtà lo siamo solo per fare determinate azioni. Ogni pubblicità, ogni sciacquetta televisiva, ci fa sentire bravi e sani, forti di noi stessi. E liberi. Eppure c’è un vuoto dentro da riempire! Parliamone, discutiamone, facciamo casino. Il dramma umano c’era trent’anni fa come oggi. E’ solo che oggi non ne vogliamo più sentir parlare, di queste faccende da complessati e depressi.